L’Affascinante Evoluzione dell’Alfabeto Venetico: Tra Etruschi, Punteggiatura Sacra e l’Abbraccio con Roma

Origini Fenicie e Mediazione Etrusca

L’alfabeto utilizzato dagli antichi abitanti del Veneto affonda le proprie radici in un ricco crogiolo culturale mediterraneo. Questo sistema grafico, infatti, deriva – con raffinate modifiche locali – dall’alfabeto etrusco, a sua volta erede di una rivoluzione linguistica nata in Oriente. Furono i geniali mercanti fenici, prima dell’VIII secolo a.C., a elaborare il principio alfabetico (un segno, un suono), donandolo ai Greci. Attraverso i contatti commerciali nel Mar Tirreno, gli Etruschi assimilarono questa innovazione, divenendo i “tramiti culturali” per le popolazioni italiche. Curiosità storico-archeologica: una tavoletta bronzea ritrovata a Este mostra caratteri venetici accanto a simboli etruschi, testimone muto di questo travaso di sapere.

La Genialità della “Puntuazione” Sillabica

Ciò che rende unica la scrittura venetica è l’uso rituale della punteggiatura – piccoli punti che fungevano da “semafori” linguistici. Immaginate un sistema complesso come un antico codice segreto: i punti guidavano il lettore nella costruzione delle sillabe, dalle forme più elementari (CV: consonante-vocale) a combinazioni articolate (CCV, CVC). Esempio visivo: in iscrizioni su vasi rituali come la Situla Benvenuti, i punti separano sillabe come •me•lo• (miele), trasformando la scrittura in un esercizio logico. Non era semplice grafia, ma una tecnologia cognitiva che richiedeva anni di apprendistato presso i sacerdoti-guardia del sapere.

Dinamiche Grafiche: Un Fiume di Parole da Destra a Sinistra

Contrariamente alla nostra abitudine, i Veneti scrivevano quasi sempre da destra a sinistra, in un flusso continuo senza spazi tra le parole. Visualizzate una stele funeraria: le lettere si susseguivano come perle di una collana (scriptio continua), costringendo il lettore a riconoscere le parole per contesto. Aneddoto archeologico: un’iscrizione da Lagole di Calalzo (BL), inizialmente interpretata come “ekupetaris**” (offerente), fu decifrata solo notando la direzione destrorsa e i punti divisori •e•ku•pe•ta•ris•.

L’Alleanza con Roma: Strade, Commercio e Transizione Linguistica Pacifica

Quando Roma avviò la sua espansione nella Pianura Padana nel III secolo a.C., i Veneti scelsero un’astuta diplomazia dell’amicizia. Uniti dal comune nemico gallico (ricordate Brenno e il sacco di Roma?), non opposero resistenza, anzi: durante la discesa di Annibale (218 a.C.), bloccarono i passaggi alpini orientali, salvando Roma da un accerchiamento. In cambio, i Romani costruirono arterie viarie strategiche come la Via Annia e la Via Postumia: autostrade antiche che trasformarono il Veneto in un hub commerciale.

La Dolce Fusione tra Venetico e Latino

Il segreto della transizione linguistica? Somiglianze profonde tra le due lingue:

Entrambe indoeuropee, con casi grammaticali analoghi (es. il venetico “mego” = latino “me”)

Radici lessicali comuni (“louder-” (libero) in venetico → “liber” in latino)

Declinazioni sovrapponibili

Non fu un’imposizione brutale, ma un’osmosi culturale. I mercanti veneti adottavano il latino per gli affari, mentre nelle campagne si parlava un venetico latinizzato. Un’iscrizione bilingue da Padova (“ego donasto” in venetico vs “donavi” in latino) mostra questa coesistenza pacifica