L’alfabeto in uso presso i Veneti antichi deriva con alcune modificazioni, dall’alfabeto etrusco.

La scrittura secondo il principio alfabetico ( un segno per un suono) era stata elaborata dai Fenici. Questi, prima dell’ VIII secolo a.C. l’avevano trasmessa ai Greci, i quali  vennero a contatto con gli Etruschi nel territorio italiano. Importante è sottolineare che sono sostanzialmente derivati da quello etrusco tutti gli alfabeti in uso nell’Italia antica e anche quello dei Veneti. 

Un’ altra caratteristica della scrittura venetica è l’uso della “puntuazione” cioè di punti. Si tratta di una tecnica con regole molto complesse (che non è possibile riassumere in breve ), ma con una logica precisa, che insegnava ad usare la scrittura costruendo le sillabe, dalle più semplici alle più complesse.

La scrittura venetica procedeva quasi sempre da destra a sinistra; le parole non venivano divise, ma si scrivevano tutte di seguito.

Quando Roma nel III secolo a.C. iniziò la politica espansionistica verso la pianura Padana. I Veneti, spinti dal comune interesse antigallico, non ne ostacolarono l’avanzata, e mantennero un atteggiamento di amicizia nei confronti dei Romani anche nel momento in cui Annibale scese in Italia attraverso le Alpi durante la seconda guerra punica. La costruzione di un’efficiente rete viaria facilitò la creazione di intensi rapporti economici fra l’Italia centrale e la regione padana e questa penetrazione determinò, insieme con l’uso crescente della lingua latina, anche la lenta assimilazione della cultura romana. Nel passaggio dalla lingua dei Veneti a quella dei “conquistatori ” romani non vi fu un brusco cambiamento, né una imposizione forzata del latino, ma piuttosto un passaggio graduale. Un elemento che certamente deve aver favorito questo trapasso pacifico può essere stata la notevole somiglianza della lingua venetica con quella latina